Questo luogo nasce per creare connessioni con le famiglie e le persone che vivono il territorio e vogliono migliorarlo.
Questo luogo nasce per raccogliere buone pratiche e storie legate a città, scuola aperta e arte a 360 gradi. Mi interessa la contemporaneità in tutte le sue declinazioni, dalla sociologia alla tecnologia, fino all’uso dei social media.

La città
Mi interessa il legame tra città e società e il ruolo che gioca l’arte quando è espressione di quella società: la vive e la modella e a sua volta viene plasmata dal luogo che può facilitare la quotidianità o renderla astrusamente complicata.

Ognuno di noi ha la sua città, perché la città è un’astrazione, le città sono molte, reali ma anche immaginarie. Tutte le nostre città tendono a un ideale utopico di perfezione: un miglioramento continuo, un continuo ricalibrarsi su nuove esigenze, rispetto a un futuro sempre più vicino, in certi casi anticipato dai maestri della fantascienza (fra tutti Asimov che è il mio preferito).

Mi interessano le città della “mia” Svezia, un paese affascinante tra luci e ombre, in bilico tra utopia e distopia.

La scuola
In Svezia mi sono confrontata con un modo di fare scuola che mi ha affascinato molto. Da questa esperienza ho portato a casa osservazioni e riflessioni che voglio condividere per ragionare su pratiche virtuose che possono contribuire alla formazione dei cittadini di oggi e di domani.

Credo nella scuola aperta al territorio e nel territorio aperto alla scuola, dove saperi, competenze, arte e passioni si incontrano. Scuola aperta significa che il luogo della formazione dei bambini e dei ragazzi non coincide necessariamente con l’edificio scolastico e che un edificio scolastico può essere utilizzato per le attività di aggregazione e crescita del territorio.

I bambini non sono cittadini di domani, perché la città la vivono oggi, qui e ora e devono disporre degli strumenti più adatti a loro e alla contemporaneità. Gli strumenti di ieri non valgono più perché il mondo cambia e si evolve. Penso – per esempio – al rapporto con le tecnologie e i social media: noi genitori siamo nati analogici e per poterli accompagnare a un uso consapevole, dobbiamo diventare noi per primi consapevoli, pur non avendo precedenti modelli di riferimento.

Racconti
Nella sezione scuola aperta raccolgo piccole e grandi testimonianze per valorizzare i tanti modi di fare scuola.

L’arte e la città
L’arte sottende le nostre azioni, da sempre, fin dai tempi delle grotte di Lascaux. L’arte ha accompagnato l’umanità, per esempio la rivoluzione pop l’ha portata nel quotidiano e Apple ha traghettato il mondo dei computer, puramente funzionale, nella dimensione del design e del bello nell’arredo.

Per me anche la programmazione è una forma d’arte: mi piace cogliere il tocco personale di chi ha scritto quel codice e lo ha fatto nel rispetto della leggibilità per chiunque.

La mia formazione
La mia formazione artistica è iniziata con copie dal vero delle riproduzioni di statue classiche nella gipsoteca della scuola e con il lettering scritto a mano. Il mio primo fotoritocco l’ho fatto in camera oscura rielaborando la foto in fase di stampa, con pezzi di carta, scotch o altro, per creare gli effetti desiderati.

I miei inizi a Architettura erano rotoli di carta da lucido sul tecnigrafo, su cui tracciare le linee di possibili composizioni di edifici.

La tesi è arrivata molto più tardi e il digitale ha avuto un ruolo di primo piano nella sua realizzazione. Grazie al web, alla rete di blogger, alle risorse online e a viaggi low cost sono approdata in un Paese che non conoscevo, riconducendomi alla passione per la sociologia (avete capito bene: la tesi è in Architettura, ma io ho lavorato sulla sociologia urbana), il cerchio si è chiuso e io sono tornata all’arte e alla città.